Mariaconcetta Giuliano /IL PONTE ONLINE
Il “Programma di Piccoli Sussidi” è una iniziativa del Fondo Mondiale per l’Ambiente “destinata a sostenere con fondi di finanziamento non rimborsabili e supporto tecnico amministrativo le organizzazioni della società civile nello sviluppo di azioni comunitarie a favore dell'ambiente globale e a generare benessere per le popolazioni locali”.
Interessante il tema dello sviluppo e del sostegno pianificato al territorio, illustrato in maniera precisa e dettagliata dalle relatrici Izzo e Araujo, quest’ultima impegnata da ben undici anni nel Programma. Azioni concrete nel settore della tutela della biodiversità, dello studio dei cambiamenti climatici, della conservazione, del ripristino del territorio, della protezione delle acque internazionali e dell’ambiente dai contaminanti organici persistenti, tutte dettate dai valori di rispetto, democrazia, partecipazione, integrazione, equità, autogestione, flessibilità, trasparenza nella gestione finanziaria, solidarietà e neutralità (come citato nella pagina web di riferimento del Programma -http://www.ppsdom.org) hanno aiutato in questi venti anni di Programma le comunità locali a rendersi indipendenti in molti ambiti.
Il caso rappresentativo è quello del Fondo Grande illustrato dall’Ing. Cristino Gómez residente in questa comunità ai confini con Haiti dove, grazie al contributo del PPS, si è potuto istruire, formare ed informare la popolazione che attualmente, con le proprie forze, gestisce un impianto microidroelettrico capace di fornire alla comunità 24 ore al giorno interrotte di corrente in un Paese dove la media si ferma a 10 ore.
Una comunità preparata ed attenta, dove le industrie estrattive minerarie si erano già preparate a scavare il sottosuolo (iniziando già a farlo senza un minimo di prevenzione del dissesto idrogeologico) ipotizzando di scontrarsi con persone umili ed ignoranti da convincere facilmente con il denaro. Avevano fatto male i propri conti: l’intera comunità, riunitasi in maniera compatta, ha dimostrato che nelle proprie priorità c’era la gestione comune e sostenibile del proprio ambiente, dove il benessere è collettivo e non di pochi. E allora marcia indietro dei grandi impresari, nulla si può contro l’unione pacifica e consapevole di chi vive in maniera corretta il proprio territorio e le proprie risorse senza impoverirlo.
Sulla base di queste esperienze i relatori si sono chiesti come vivono le comunità molisane, con interrogativi come: quali sono gli spazi di partecipazione democratica concessi dagli amministratori del territorio alle popolazioni locali? C’è motivazione, entusiasmo e collaborazione da parte di quest’ultime nel proporre nuove soluzioni alla gestione comune del proprio ambiente? C’è coesione tra i cittadini nei piccoli centri per far fronte al deterioramento del territorio? E allora poniamocele quotidianamente queste domande chiedendoci come interagiamo con chi prende decisioni e se effettivamente queste destano il nostro interesse.
È per questo che, come promotori, abbiamo scelto come tema dominate il proverbio jelsese “Chi sëméntë spinë në pó ië scavëzë” (Chi semina spine non può andare scalzo), per ricordare a tutti che le scelte sbagliate di oggi ricadranno inesorabilmente sul nostro presente e sul futuro delle prossime generazioni.